IL TERRORE DEL FRIULI

NELL’ANNO 452 d.C. GLI UNNI PENETRARONO NELL’IMPERO ROMANO INVADENDO L’ATTTUALE PROVINCIA DI GORIZIA PER POI PROSEGUIRE IL CAMMINO LUNGO IL CORSO  DEL FIUME NATISONE IN DIREZIONE DI TRIESTE.  SI TRATTAVA DI UN POPOLO NOMADE E GUERRIERO  PROVENIENTE DALL’ASIA,  COMPOSTO DA ABILI  CAVALIERI ALLENATI AL COMBATTIMENTO ED ABITUATI A   MANGIARE E RIPOSARE A CAVALLO DURANTE LE LUNGHE MARCE .  IL SUO SOVRANO “ATTILA” ERA RIUSCITO A RIUNIRE TUTTE LE TRIBU’ NOMADI  E AD ORGANNIZZARE UN TEMIBILE ESERCITO PRONTO A MINACCIARE L’IMPERO ROMANO D’ OCCIDENTE, NON PER DESIDERIO  DI CONQUISTA MA PER SETE DI RICCHEZZA. L’ ORO,  PER GLI UNNI,  ERA L’ ELEMENTO PIU’ IMPORTANTE;   L’IMPERO ROMANO  IN DECADENZA,   PER EVITARE UNA NUOVA GUERRA,  AVEVA  STABILITO, IN PIU ‘ OCCASIONI,  TRATTATI  DI  PACE FORMALIZZATI  CON PAGAMENTO DI   TRIBUTI MOLTO ELEVATI E SCAMBI DI PRIGIONIERI.  MA LE PRETESE DEGLI UNNI  ERANO SEMPRE MAGGIORI, DA UN PREZZO INIZIALE DI 300 LIBBRE  SI ARRIVO’ AD UNA SOMMA DI 2000 LIBBRE D’ORO.

L’ANNO PRECEDENTE  451 ATTILA  AVEVA CONDOTTO  IL SUO ESERCITO A SCORAZZARE  IN TERRITORIO GALLICO.  AL COMANDO DI CIRCA  CINQUECENTOMILA UOMINI INIZIO’   UNA MARCIA DISTRUTTIVA  LASCIANDOSI ALLE SPALLE LE CITTA ‘ DI REIMS, MAGONA, COLONIA, STRASBURGO E ALTRE,   BRUCIATE  E SACCHEGGIATE.  L’INCARICO ALLA DIFESA DELL’ IMPERO VENNE AFFIDATA  AL GENERALE EZIO. L’ ARMATA  ROMANA ALLEATA AI VISIGOTI DI TEODORICO I  ERA COSTIUITA DA RECLUTE DI GALLI, GERMANI, ALANI, SASSONI  E BURGUNDI; IL GIORNO 20 GIUGNO AFFRONTO’  GLI UNNI IN CAMPO APERTO  PRESSO LA LOCALITA’ DI CHALONS EN CHAMPAGNE. LA BATTAGLIA DEFINITA “ LA BATTAGLIA DEI CAMPI CATALUNICI “ SI CONCLUSE A FAVORE DELLA LEGIONE ROMANA GRAZIE ALLA BRILLANTE TATTICA APPLICATA DAL GENERALE EZIO. DOPO QUESTA SCONFITTA  NESSUNO SI SAREBBE MAI ASPETTATO CHE GLI UNNI,  UN ANNO DOPO, COLPISSERO NUOVAMENTE  L’IMPERO ROMANO.  ALCUNI STUDIOSI SOSTENGONO CHE L’ ATTACCO  SIA STATO SFERRATO A CAUSA DI UN AFFRONTO SUBITO DA ATTILA DA PARTE DELLA  REGINA IMPERATRICE  GALLA PLACIDIA CHE  LE OFFRI’  IN SPOSA   LA FIGLIA GIUSTA GRATA ONORIA PROVVEDENDO ALL’INVIO  DELL’ANELLO NUZIALE COME PEGNO, MA IL FRATELLO VALENTINIANO RESPINSE LE PRETESE DELLA SORELLA E RITIRO’ L’OFFERTA. PER ATTILA NON SI TRATTAVA SOLO DI UN MATRIMONIO CHE GLI AVREBBE PERMESSO DI AGGIUNGERE UNA MOGLIE AL PROPRIO HAREM,  MA AVREBBE RICEVUTO   IN DOTE IL POTERE DI GOVERNARE META’ DELL’ IMPERO D’ OCCIDENTE.

LA ROCCAFORTE DI AQUILEIA SI TROVAVA SUL PERCORSO DEGLI INVASORI. GLI AQUILESI INIZIARONO A PREPARARE LA DIFESA DELLA CITTA’  DISTRUGGENDO  STATUE ED EDIFICI  UTILIZZANDO LE MACERIE PRODOTTE PER RAFFORZARE LE MURA DI CINTA.  AQUILEIA AVEVA ORGANIZZATO UNA DIFESA EROICA.  PER CIRCA TRE MESI LA CITTA’ CIRCONDATA DALL’ IMMENSO NUMERO  DI YURTA  (TENDE MOBILI FACILI DA SMONTARE)  RIUSCI’ A RESPINGERE TUTTI GLI ATTACCHI, TANTO CHE GLI STESSI UNNI MANIFESTAVANO L’IDEA DI RITIRARSI. LA POSIZIONE DI ATTILA ERA TRA INCUDINE E MARTELLO: SIA SE AVESSE DATO L’ORDINE DI RIPIEGARE SIA SE AVESSE DATO L’ORDINE DI ATTACCARE;  SENZA LA VITTORIA, GLI UNNI AVREBBERO PERSO FIDUCIA NEI SUOI CONFRONTI.   UNA LEGGENDA NARRA  CHE , DOPO TRE MESI DI ASSEDIO,  ATTILA AVEVA DECISO DI RITIRARSI , MA, UN PARTICOLARE LO COLPI’ : LA VISTA DI UNA CICOGNA CHE ABBANDONAVA LA TORRE CON I SUOI PICCOLI,  INTUI’  CHE GLI ABITANTI DI AQUILEIA STAVANO TERMINANDO  VIVERI ED ERANO DIVENUTI DEBOLI. CON QUESTA MOTIVAZIONE CONVINSE I SUOI UOMINI A SFERRARE UN ATTACCO MASSICCIO. LA BATTAGLIA CONTINUO’ FINO A QUANDO UN CROLLO IN UN PUNTO DELLA MURAGLIA CONSENTI’ AGLI UNNI DI PENETRARE ALL’INTERNO E DI DISTRUGGERE LA CITTA’ ; MA PRIMA CHE QUESTO ACCADESSE ALCUNI AQUILESI VESTITI DI NERO ERANO FUGGITI DURANTE LA NOTTE E, NON POTENDO PORTARE CON LORO LE RICCHEZZE, FECERO SCAVARE DAI LORO SERVI UN POZZO (CAVUS AERUS) DOVE SEPPELLIRONO UN INGENTE TESORO E,  PER MANTENERE LA SEGRETEZZA, LI ELIMINARONO.   TUTTAVIA  QUESTA LEGGENDA E’ ANCORA VIVA, NE GLI ARCHEOLOGI NE’ I CACCIATORI DI TESORI SONO  RIUSCITI A INDIVIDUARE IL POZZO DOVE GLI OGGETTI SONO STATI GETTATI, LO STESSO ATTILA NE VENNE A CONOSCENZA E, ANCHE GLI UNNI NON TROVARONO NULLA. LA LEGGENDA  DEL TESORO DI AQUILEIA E’ VIVO FINO AI NOSTRI GIORNI E, PERSINO NEI CONTRATTI DI COMPRAVENDITA DEI TERRENI DI QUESTA ZONA VIENE INDICATA LA CLAUSOLA “CEDO IL MIO CAMPO ECCETTO CHE PER  IL POZZO D’ORO” COME DIRITTO DI RIVALSA DEL PRECEDENTE PROPRIETARIO.

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