LE IMPRONTE DEI DINOSAURI LIASSICI

Lastrone di Bella Lasta

L’appellativo di “Lessinia” è rivolto ad un’ampia fascia montuosa che si estende dalla provincia di Verona alla regione del Trentino alto Adige fino alle valli del Pasubio. Un territorio che comprende una varietà paesaggistica di montagne e vallate ciascuna con le proprie particolarità naturalistiche, geologiche e legate ad una propria storia.

Bella Lasta” è una località situata nei monti Lessini Veronesi distante , in linea d’aria, circa 15 chilometri dal Monte Zugna, che si innalza poco distante dalla città di Rovereto (TN), considerato il più importante sito paleontologico d’Italia che ha come riferimento orme e piste di dinosauro.

La scoperta delle impronte di Bella Lasta risale al 1992, quando il geologo Guido Roghi in collaborazione con Ugo Sauro, esperto della geologia di monti Lessini, ed il figlio Francesco partecipante a diverse spedizioni in campo geologico e paleontologico, individuarono, in un lastrone di calcare grigio, nei diversi strati orme e piste di dinosauri. Data la pericolosità del sito dovuta ad un’ampia pendenza del costone, un’impronta tridattila, attribuita ad un teropode bipede carnivoro, battezzato con il nome di “Kayentapus”, è stata rimossa e messa a disposizione del pubblico presso il museo di Camposilvano.

Impronta tridattila – Museo Camposilvano

Il sito è locato sul versante occidentale della valle di Revolto, a sud di Cima Trappola; è raggiungibile partendo da Passo Malera seguendo il sentiero 287 in direzione del Rifugio Pertica del Carega per poi svoltare a sinistra seguendo le indicazioni verso Bella Lasta, fino al raggiungimento dell’immenso lastrone quasi verticale con una pendenza di circa 30 gradi ad una quota di circa 1650 metri slm.

Nella collina che comprende il sito paleontologico, è stata rilevata una formazione discontinua sedimentaria che comprende, partendo dal livello più basso: la dolomia principale, tre strati di calcari grigi (membro inferiore, membro medio olitico e membro di rotzo, la formazione di tenno (FTE), il rosso ammonitico (RAV) e l’ultimo strato superiore denominato “biancone”.

Lastrone di Bella Lasta visto da Passo Malera.

I lastroni in calcare grigio sono sono estesi in tutta la zona veneto-trentina, la loro formazione risale ad un periodo che va da 210 ai 190 milioni di anni fa. Nella fascia appartenente al membro di rotzo si possono individuare fossili appartenenti a conchiglie bivalvi e calcareniti olitici tipici delle zone costiere marine. Le impronte sono osservabili da una galleria di trincea scavata durante la prima guerra mondiale, da qui si può vedere, al centro della lastra, affiancate da segnali di colore rosso, un paio di impronte tridattili appartenenti ad un Kayentapus, e, proseguendo, si può osservare un’altra serie di impronte. Dai rilievi effettuati dagli studiosi Guido Roghi e Ugo Sauro nei vari strati, sono state classificate le seguenti orme:

Trincea austriaca
  • La fascia di dolomia, appartenente al livello inferiore, risulta essere essere stata formata dall’azione del mare attraverso continue e forti correnti di marea, un terreno emerso poco prima del passaggio dei dinosauri che poi subì un parziale indurimento. E’ il livello dove è impressa un’impronta (manus-pes) di cm 30 x 24 con bordo di espulsione, attribuita ad un animale quadrupede che, attraverso il calcolo con la formula “alexander”, raggiunge un’altezza di circa 102 cm; una stretta analogia con le orme di quadrupede del sito “Lavini di Marco” di Rovereto. In definitiva, potrebbe trattarsi di un sauropode o prosauropode.
  • Nella fascia superiore di calcare grigio definita dagli studiosi “Membro medio olitico”, appare impressa un’enorme impronta circolare con un ampio bordo di espulsione che la circonda. L’orma sembrerebbe appartenere ad un individuo della stessa specie (sauropode o prosauropode).

Sempre sulla stessa fascia sono visibili un paio di impronte allineate, tridattile, lunghe circa 31 centimetri e larghe 28, con la misurazione di un passo di 96 centimetri, dall’unghia appuntita. Probabilmente siamo di fronte ad un’impronta di ornitopode con un’altezza calcolata a circa 154/161 centimetri a differenza della scala applicata.

  • Nella parte medio bassa, esternamente alla parete rocciosa, sulla fascia superiore denominata “Membro di Rotzo” appaiono due impronte in successione, circolari, parallele, lunghe circa 30 centimetri, non interpretabili a causa della scarsa conservazione.
  • Ad un altro livello, si può notare una pista composta da impronte circolari lunghe circa 43 centimetri accompagnata da varie orme di diverse specie di dinosauro, si presume appartengano a quadrupedi, ma a causa del degrado, sono possibili diverse valutazioni.
  • Nella fascia definita come membro di rotzo è possibile osservare un’impronta disorganizzata e mal conservata, sembra avere una forma tridattila dalle dimensioni 20×40.

La scoperte di piste di dinosauro di Guido Roghi e Ugo Sauro, nelle dolomiti, ne confermano la presenza in tutta la catena alpina e si aggiungono alle scoperte del Monte Pelmetto e di “Lavini di Marco” nel Trentino.

Impronta tridattila di Bella Lasta

Rimane ancora un paio di quesiti che gli studiosi non sono ancora riusciti a spiegare: perché questi animali si spostavano verso nord e perché attraversavano le zone carbonatiche emerse? Probabilmente si dirigevano verso il nord per cercare un ambiente dal clima più temperato o alla ricerca di luoghi dove le piogge erano più abbondanti. Utilizzavano un percorso inospitale quale le piattaforma carbonatica, probabilmente, perché costituiva l’unico percorso di collegamento tra gli isolotti che permetteva loro di raggiungere la meta prestabilita.

Lastra di Bella Lasta vista dalla vetta

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