IL SANGUE DI GESU’ A VENEZIA

Nel 1499 terminavano sei sanguinosi anni di guerra, che avevano visto contrapporsi la Serenissima Repubblica di Venezia all’impero ottomano. Il conflitto si era concluso con le perdite dei territori veneziani di Argo, Negroponte, Lemno parte delle isole Cicladi e dell’Albania veneta, perdite compensate solamente dall’acquisizione dell’isola di Cipro ceduta a Venezia dalla regina Corner. Al termine del conflitto Venezia aveva ritrovato la pace ma dovette cedere a queste dure condizioni di resa . Fortunatamente la fine delle ostilità determinò una consistente ripresa del commercio sul Mediterraneo e verso l’oriente. Grazie all’intensificarsi dei rapporti commerciali e diplomatici arrivò a Venezia una santa reliquia di primaria importanza proveniente da Costantinopoli: “il sangue di Gesù Cristo” deposto dalla croce. L’importante reliquia venne recuperata dal generale “Melchiore Trevisan”.

Il Trevisan nacque nel 1434. Si accostò alla politica dopo il secondo matrimonio. Fece parte della magistratura giudiziaria come membro del collegio dei 15. Nel 1479, eletto capitano della muda di Romania, comandò le operazioni nelle battaglie di Corfù e Patrasso.

La fine della guerra aveva contribuito a favorire non solo la ripresa commerciale, ma anche lo sviluppo dei rapporti diplomatici tra Venezia e l’oriente. La città di Costantinopoli, non era solamente un importante centro urbano e commerciale ma disponeva di numerosi luoghi appartenenti a diverse religioni, presenti e passate, tra cui moschee e minareti mussulmani ed antiche chiese cristiane. Nella chiesa di Santa Cristina era custodita la reliquia del preziosissimo sangue di Gesù Cristo. Posta su un vaso di cristallo, conteneva i resti degli unguenti e balsami usati dalle tre donne per ungerne il corpo deposto nel sepolcro.

Lo straordinario recupero della reliquia avvenne nell’anno 1479. All’ambasciatore turco Firuz Bey, era stato affidato il compito di accompagnare a Costantinopoli, alla corte di Maometto II, il pittore Gentile Bellini. Il viaggio al Bosforo, a bordo di una galea, venne organizzato da Melchiorre Trevisan, il quale colse l’occasione per trafugare la reliquia dalla chiesa di Santa Cristina e portarla a Venezia per poi entrare in città con tutti gli onori, acclamato dal popolo veneziano.

Il 19 marzo 1480 il Trevisan donò la reliquia all’ordine francescano che amministrava la “Chiesa dei Frari”.

Tomba del Canova
Tomba di Tiziano Vecellio

Nel corso dei secoli la Basilica di “Santa Maria Gloriosa dei Frari” è divenuta un vero e proprio museo di opere d’arte appartenenti al periodo che va dal XIII al XX secolo tra cui due dipinti del Tiziano. Contiene le tombe dello stesso Tiziano e del Canova. L’attuale chiesa in pietra d’Istria, ha una geometria a forma di croce latina, la facciata in stile gotico.

I frati francescani giunsero a Venezia nel 1220. Grazie ad una donazione, nel 1231 ricevettero il terreno per poter iniziare la costruzione del convento. Nel 1250 papa Ottaviano Ubaldini pose la prima pietra inaugurando la costruzione della basilica dedicata a Santa Maria Gloriosa. Col passare degli anni, il flusso dei fedeli iniziò ad aumentare in maniera esponenziale. Nel 1330 i frati francescani costruirono una chiesa più grande la cui forma rispecchia l’attuale basilica.

Cappella di San Michele Arcangelo

Nella cappella di San Michele Arcangelo si erge la statua di Melchiorre Trevisan.

Statua e tomba di Melchiorre Trevisan

Il sangue di Cristo essicato misto ad oli, si trova nella cappella delle reliquie, in una teca, conservato in una boccetta di cristallo dentro ad un prezioso reliquiario realizzato da Evangelista Vidulich, uno dei più famosi orafi dell’epoca.

Nella passione raccontata nel vangelo di Giovanni, Giuseppe di Arimatea donò il terreno che conteneva il sepolcro di sua proprietà ai parenti di Gesù per la sepoltura.

Giuseppe chiese il corpo di Gesù e, aiutato da Nicodemo, lo depose dalla croce, lo liberò dai chiodi conficcati nei piedi e nelle mani. Trasportarono il Cristo al sepolcro e lo affidarono alle donne per l’unzione. Le donne, secondo il rituale ebraico, cosparsero il corpo di mirra e aloe, lo avvolsero con un tessuto sinotico chiamato “sindon” poi legato con teli.

Gesù deposto nel Santo Sepolcro, dipinto presente nella chiesa di S.Elena a Venezia

Il vaso degli unguenti è raffigurato artisticamente in molti dipinti ed affreschi al fianco della figura di di Santa Maria Maddalena. Dalle analisi condotte sulla reliquia custodita nella basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari, risulta che il sangue si sia mescolato con gli oli balsamici presenti nell’anfora usata per il lavaggio e la profumazione del corpo.

Il fatto che la reliquia sia stata prelevata in una chiesa di Costantinopoli, lascia presupporre che facesse parte della lista delle reliquie riportate alla luce dalla regina Elena a Gerusalemme poi trasferite da Roma alla capitale d’oriente dal figlio Costantino.

L’importanza commerciale sul Mediterraneo raggiunta da Venezia, i contatti mantenuti con l’antica capitale dell’impero d’oriente e la presenza degli ordini monastici militari, favorirono l’importazione di importanti reliquie legate alla passione di Gesù, tutt’ora custodite in alcune chiese della città lagunare.

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