
Uno dei misteri che circondano le origini del primo cristianesimo riguarda la presenza di San Marco Evangelista ad Aquileia. Nella cripta degli affreschi della cattedrale dedicata a santa Maria Assunta ed ai santi Ermagora e Fortunato, una serie di rappresentazioni sembrerebbero attestare la presenza del santo nel territorio aquileiese. Secondo un’antica leggenda, Marco fu nominato vescovo della comunità cristiana di Alessandria d’Egitto dall’apostolo Pietro il quale, qualche anno dopo, gli affidò l’incarico di evangelizzare le zone di confine ad est dell’impero romano compresi l’attuale Veneto e Friuli Venezia Giulia.
Secondo la tradizione, il santo sbarcò sulla costa adriatica, in località Beligna, a Belvedere di Aquileia. A ricordo di questo grande evento, sopra una piccola collinetta del litorale, circondata dalla tipica vegetazione costiera, sorge una piccola chiesa dedicata proprio a San Marco. A fianco dell’edificio ottagonale si apre l’entrata un piccolo cimitero.

La chiesetta è stata edificata nel 1747, esattamente con finalità di ricordare il luogo sacro dove sbarcò il santo evangelista; una figura carismatica e molto importante per la chiesa cattolica romana, non solo per aver scritto uno dei vangeli canonici, ma anche perché il santo, secondo un’antica credenza, fu inviato da san Pietro apostolo, figura che aveva vissuto per molto tempo a contatto con Gesù Cristo, un’icona alla visione della comunità cristiana.
La leggenda secondo cui Marco risultò seguace di San Pietro, però si è sviluppò tra l’ VIII ed il IX secolo, gli affreschi della cripta del XII secolo, fanno riferimento a questa tradizione. Il santo però, storicamente, risulta essere vissuto nel III secolo, quindi due secoli successivi a quanto menzionato nella leggenda, perciò è categoricamente escluso che Marco fosse stato discepolo di Pietro.
Allora, perché gli affreschi presenti nella cripta della basilica collocano la sua presenza ad Aquileia due secoli prima e raffigurano Pietro che conferisce l’investitura a Ermagora assistito da Marco?

Possiamo cercare la risposta nell’ambito politico religioso medievale; si forma dopo l’arrivo a Grado del suddiacono Primogenio inviato da papa Onorio.
Il compito di Primogenio fu quello di rifondare la chiesa gradese per poterla riunire alla chiesa di Roma; il simbolo della rifondazione fu Marco l’evangelista come discepolo ed interprete dell’apostolo Pietro; ecco come venne partorita la leggenda di Marco in un’epoca precedente. L’ipotesi che l’evangelista fosse stato discepolo dell’apostolo Pietro accresceva l’importanza della sede vescovile di Aquileia.
La chiesetta di Belvedere e gli affreschi della cripta non sono gli unici elementi con cui la chiesa volle dimostrare o ricordare la presenza del santo. Al museo archeologico di Cividale è esposto il “codex aquileiensis o forojuliensis” o “Evangeliario di Cividale”. Inizialmente il codex conteneva tutti i quattro vangeli di Giovanni, Marco, Luca e Matteo, poi, per scopo propagandistico, venne tolto dal testo il vangelo di Marco per essere esposto nel “monastero del Timavo” (ora distrutto) a San Giovanni di Duino (TS).

La chiesa di Aquileia doveva dimostrare che San Marco, seguace di San Pietro, avesse predicato ad Aquileia e che il manoscritto in questione fosse il testo originale del vangelo con la firma autografa dello stesso santo.
Il vangelo di Marco venne trasferito al monastero di Beligna, luogo dello sbarco del santo, poi, quando la sede del patriarcato venne trasferita da Aquileia a Cividale il vangelo venne esposto come fosse una reliquia, nella cattedrale della città. Nel XIV secolo, il patriarca Nicolò donò parte vangelo all’imperatore Carlo IV di Lussemburgo che lo portò a Praga, dove è tutt’ora esposto. Una parte del vangelo venne trasferito a Venezia nel 1420 dopo l’edificazione della basilica, l’altra è tutt’ora custodita nelle biblioteca del museo di Cividale del Friuli.


Nell’anno 848 due mercanti Veneziani, inviati dal doge di Venezia “Partecipazio”, intrapresero una missione quasi impossibile, quella di mantenere la promessa fatta dal santo riportando le sue spoglie a Venezia. Bruno da Malamocco e Rustico da Torcello rubarono le spoglie del santo che, in quel momento si trovavano nella chiesa di Canodo ad Alessandria e le nascosero tra pezzi di carne di maiale, carne ritenuta impura dai mussulmani. Fu così che i doganieri rinunciarono ad ispezionare il carico permettendo ai due mercanti di imbarcarsi verso Venezia (LA PROFEZIA DI SAN MARCO).
La missione sembrava terminata, ma una grossa tempesta inghiottì il barcone facendolo naufragare nei pressi di Cropani, una località della costa calabra. Grazie a Dio, i naufraghi vennero aiutati dagli abitanti del luogo e, come compenso, Buono e Rustico lasciarono alla città una reliquia del Santo, custodita ancora oggi nella Chiesa di Santa Lucia.
I due mercanti rientrarono a Venezia accolti con tutti gli onori, consegnarono al doge le spoglie del Santo. Per custodirle, il doge Partecipazio fece costruire una piccola cappella.
San Marco l’evangelista, autore di uno dei vangeli canonici, è venerato in tutte le chiese cristiane, ortodosse e copte. La costruzione della Basilica retta in suo onore, fu completata nell’anno 832, venne ricostruita dopo la distruzione a causa l’incendio del 976, con la sparizione delle spoglie del santo: Venne consacrata nel 1094.




