
Misteri tramandati dall’antichità, legati alla comparsa di una sacra reliquia, si nascondono all’interno di una chiesa che sorge nel minuscolo centro storico della penisola friulana. Dall’estremità dell’immenso campanile l’arcangelo Michele sorveglia la città ed il litorale fino all’orizzonte proteggendo la chiesa e la reliquia della santa croce con i suoi segreti. Al centro della minuta e suggestiva piazzetta, dagli scalini del monumento centrale, si innalza una colonna da cui spunta il simbolo della croce patriarcale .
Nel centro storico di Grado (GO), in prossimità della piazzetta denominata “campo dei Patriarchi” sorgono due maestose antiche basiliche paleocristiane: la basilica di Santa Maria delle Grazie e la basilica di Sant’Eufemia di Calcedonia. Le ricerche archeologiche affermano che un tempo esisteva una terza basilica (basilica della corte) di cui rimangono solo alcuni reperti presenti al limite del “castrum”. La basilica di Santa Maria delle Grazie rappresenta il luogo di culto cristiano più antico della città. Entrambi gli edifici vennero innalzati per volontà del patriarca Elia nel VI secolo, sulle fondamenta delle più antiche basiliche paleocristiane, come evidenzia il doppio strato in mosaico del pavimento dell’edificio di Santa Maria delle Grazie; il medesimo patriarca, diede inizio alla costruzione del santuario che possiamo ammirare all’isola di Barbana.


La basilica di Sant’Eufemia venne consacrata dal patriarca Elia nel 579 ed è affiancata da un campanile alto 42 metri alla cui estremità è stata posta la statua di San Michele conosciuto con il termine dialettale “l’Anzolo” (l’angelo). Un battistero ottagonale affianca il sacro edificio all’interno del quale è custodita una fonte battesimale esagonale.







La santa a cui è dedicata la chiesa nacque a Calcedonia di Bitinia. Figlia di Filotrone e Teodosia, due nobili cristiani, ricevette una profonda educazione religiosa. La ragazza fu arrestata a quindici anni, durante le terribili persecuzioni sotto l’impero di Diocleziano per aver rifiutato di offrire una vittima in olocausto ad una divinità pagana. Assieme a lei vennero arrestate altre 49 persone. I prigionieri, il 16 settembre dell’anno 303, vennero gettati nell’arena di Calcedonia, in preda ai leoni. Le fiere affamate azzannarono una mano ad Eufemia, ma, dopo la sua morte, si rifiutarono di cibarsi con il resto del suo corpo. Il rifiuto dei leoni venne considerato un miracolo che servì a constatare la santità della ragazza. Il cadavere venne recuperato da alcuni cristiani, che si curarono di proteggerlo fino alla proclamazione dell’editto di Costantino, la nuova legge che che pose fine alle persecuzioni.
Nella basilica di Sant’Eufemia è custodita un’antica reliquia di enorme importanza proveniente dal Golgota: un “frammento della croce di Gesù Cristo”. I frammenti sono esposti ogni anno il 14 settembre con la celebrazione dell’esaltazione della croce ed il Venerdì santo. Il frammento della reliquia è inserito all’interno di un reliquiario bizantino , sezionato in tre pezzi poi ricomposto a forma di croce latina inserita all’interno di una croce patriarcale, i due bracci trasversali sono legati da fili argentei dorati con incastonate otto perle e ricoperto, nella parte esterna, da lamine auree. Non si tratta soltanto di un reperto di primaria importanza mistica, ma è anche di uno dei più grandi frammenti della croce conosciuti, con un’altezza di circa 14 centimetri. La reliquia giunse a Grado nel 630 come dono dell’imperatore bizantino Eraclio, frutto del recupero dal trafugamento avvenuto a Gerusalemme, ad opera dei persiani guidati da re Cosroe II, nell’anno 628. L’imperatore Eraclio si rimpossessò della reliqiuia a Ctesifonte, una città dell’attuale Iran. Era stata collocata in un palazzo pagano, un’ antico tempio astrologico. Il re, autore del furto, venne giustiziato, mediante decapitazione dal figlio Kavad II, che in seguito siglò il trattato di pace, accettando di ritirarsi dai territori occupati. Secondo la leggenda il nuovo re Kavad II si convertì al cristianesimo grazie all’influenza ed al carisma dell’imperatore bizantino, di cui si ricorda il trionfante rientro a Gerusalemme dopo aver recuperato la santa reliquia.

Una leggenda narra di una visita di un angelo all’imperatore Eraclio esortandolo a ricollocare la reliquia al Santo Sepolcro in veste umile. Eraclio entrò in città scalzo con indosso una tunica camminando fino al Sepolcro per riposizionavi la reliquia.
Molte opere d’arte rappresentate nei dipinti e negli affreschi , il monarca cristiano è raffigurato dall’immagine di un pellegrino a piedi nudi, coperto da una tunica, con una croce in mano, mentre si protrae innanzi all’angelo Michele; un’iconografia volta a far risaltare l’umiltà di un re di fronte a Dio, immagine che ebbe un grande rilievo durante le crociate, che sottolinea in modo profondo gli insegnamenti di Gesù Cristo.
Un piccolo borgo racconta secoli e secoli di storia, oltre alle due suggestive basiliche, la città di Grado esalta il mistero della santa croce, grazie ai piccoli frammenti lignei provenienti dal Golgota. Si intensificano i misteri legati alla cristianità di questo luogo, poco distante da Aquileia terra bagnata dal sangue dei martiri e dalla località di Belvedere, luogo dove sbarcò San Marco evangelista. La presenza della santa croce si allinea con altre reliquie del Cristo crocifisso presenti in alcune chiese veneziane e trevigiane, spesso recuperate dalle missioni a Costantinopoli.



















